Ho sempre odiato il mio lavoro.

Un classico lavoro d’ufficio totalmente alienante: ogni mattina mi sveglio alle 6.00, il tempo di lavarmi e di un caffè al volo e alle 6.30 passa l’autobus che mi porta alla fermata di Rho-Fiera della metropolitana rossa di Milano, 25 minuti di metro e subito su in ufficio, rinchiuso dietro un computer a svolgere un noioso lavoro contabile.

Fu proprio quel venerdì di novembre di due anni fa che mi fece cambiare idea. Sembrava una mattina come tutte le altre, sveglia alle 6.00 e solita routine.

Questa volta, appena arrivo in ufficio, Marco, mio carissimo amico e collega viene da me e mi dice: “Dai piani alti hanno trasferito qui una nuova Manager. È una figa pazzesca, me la scoperei di brutto!”.

Io lo guardo male e, non degnandolo di una risposta, vado a rinchiudermi nel mio ufficio. Odio quando la gente è troppo volgare, non si addice proprio ad una figura elegante e cristiana come la mia.

Sono le 13.00 è ora di pranzo e penso: “Cavolo, quanto lavoro ho da fare”.

Esco dalla mia tana, salgo in ascensore ma prima che si chiudano le porte sento una voce femminile gridare: “Aspetti!”.

Blocco le porte è la questa sconosciuta sale.
“Piacere, io sono Vanessa, la nuova Project Manager” – mi disse.

Era una donna stupenda, circa 35 anni, quasi un metro e ottanta, viso asciutto, labbra carnose e capelli lunghi neri. Ma sono gli occhi a colpirmi davvero, due occhi così non li avevo mai visti in vita mia: l’occhio destro un azzurro ghiaccio, il sinistro verde smeraldo… Una splendida imperfezione che rendeva unico ma vero quell’angelo sceso dal cielo e spacciatosi per una project manager.

“Il piacere è tutto mio, io sono Carlo, lavoro nel reparto amministrativo” – Le Risposi.

“Fantastico! Allora lavorerà assieme a me!” – Lei esclamò con entusiasmo.

“Benissimo!”

Ero davvero tanto imbarazzato e sorpreso, non potevo credere che una creatura così splendida potesse essere il mio capo diretto!

Nel frattempo,u l’ascensore è arrivato al piano terreno e, mentre ci stavamo per dividere in due direzioni opposte per andare a mangiare.

“Ci vediamo in ufficio da me alle 15” – Vanessa esclamò – “Abbiamo molto lavoro da fare!”. “Non c’è alcun problema, a dopo” – Risposi.

“Che Palle!” -pensai- “è appena arrivata e subito vuole dettare regole! Ci mancava solo lei a destabilizzare l’ordine delle cose qui!”

Ciononostante, non riuscivo a togliere da quel dannato corpo lo sguardo: quel suo modo di camminare, quei capelli che ondeggiavano nell’aria così leggeri e profumati, quel gluteo così perfetto che continuava a muoversi su e giù.

In quel momento ebbi una delle erezioni più dure e sofferte della mia vita. In un attimo capii per davvero i commenti di Carlo questa mattina. Era impossibile non immaginare di fare l’amore con lei, ma era altrettanto impossibile, per uno come me mediocre in tutto, poter anche solo sperare di poter finire a letto con una donna equivalente alla metà della sua bellezza.

Ore 14 torno in ufficio, ho appena finito di mangiare con lei nel mio pensiero e l’erezione che continuava durare.

Avevo ancora un’ora e mezza prima dell’incontro, decido così di finire alcuni noiosi mastrini al computer ma, pian piano, mi si cominciarono a chiudere gli occhi… lo stress accumulato in tutti quei mesi cominciava a farsi sentire… avevo ancora un’ora e mezza di tempo e così mi addormentai.

Nel mezzo del sonno una mano mi accarezzò la testa, io aprii gli occhi e Vanessa era lì davanti:

“Sveglia Dormiglione!” – esclamò – “sono già le 19.30 e in ufficio siamo rimasti solo noi due.”

Io rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire, ero troppo imbarazzato per poter rispondere.

“Eri stressato e ti sei addormentato vero? Lo sai che ho dovuto fare il doppio della fatica a causa tua?” – mi disse – “Ora cosa devo dire ai capi di te?”

Io non seppi dire nemmeno una parola.

A quel punto, lei mi si avvicina, mi fissa dritto negli occhi e mi dice schiettamente: “Tu da qui non te ne vai finché non sarai distrutto anche tu! E starò qui con te ad assicurarmelo.”

Da quel momento non sentii più altro … Le sue labbra continuavano a muoversi e io, ipnotizzato da esse, non potevo fare altro che continuare a pensare pensieri erotici su di lei estraniandomi completamente dalla situazione.

“ALZATI IMMEDIATAMENTE!” – Mi gridò

Io senza battere ciglio, nel mezzo del mio sogno, mi alzai.

“Ah, e così è questo a che pensi quando hai il tuo capo davanti?”

Io non capii fin quando non abbassai lo sguardo.

Non potevo crederci: i pantaloni si trovavano ad altezza polpacci, dai miei boxer si vedeva chiaramente quella che fu l’erezione più dura della mia vita.

In un attimo Vanessa mi si avvicinò ancor di più, mi infilò la mano destra nelle mutande, mi strinse i testicoli e mi disse: “Qui comando io, e se dico che torni a casa distrutto, così deve essere”.

La sua forte mano si chiuse ancor di più mentre mi tirava giù le mutande, si inchinò in un attimo e con le sue morbide labbra avvolse il mio membro.

La mano stringeva i testicoli sempre più forte da farmi quasi male ma la sua bocca era così calda e delicata da farmi godere come non avevo goduto mai. Non potevo resistere a lungo.

“oh cavolo”- pensai – “ha appena iniziato e io sto già per…”

Sentii a questo punto una porta aprirsi.

“COSA CAZZO FAI? SONO LE 15.30 E DORMI?” – gridò una voce femminile

Mi prese quasi un infarto.

Oh cavolo, è Vanessa! Oh cavolo, era tutto un sogno!

“ALZATI IMMEDIATAMENTE!”

Senza farmelo dire due volte ero già in piedi.

Mentre pensavo una scusa da fornirle incrociai il suo sguardo stupito andare verso il basso.

“Non ci credo, dimmi che non è vero” -pensai tra me e me.

I pantaloni erano giù ad altezza polpacci e nelle mutande questa volta non avevo un’erezione, ma un pisello completamente bagnato dal suo stesso sperma.

“E’ questo che sogni quando sei in ufficio?” – mentre lo diceva, Vanessa si avvicinò e……(continua).

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